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L’omaggio a una Chiesa che ha subito il martirio durante il comunismo, con un regime che aveva dichiarato l’ateismo di Stato persino nella nella costituzione; l’incoraggiamento al dialogo tra fedi diverse, con positive ricadute anche sul versante politico: sono questi i due aspetti che caratterizzeranno il viaggio di Papa Francesco in Albania in programma domenica prossima. Li ha sottolineati padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, presentando lunedì mattina, 15 settembre, l’agenda del viaggio, il quarto internazionale, il primo in Europa.

Sarà una visita breve, solo un giorno, concentrata a Tirana, ma ricca di avvenimenti, con sei discorsi, densa di significati, e con due riferimenti: la figura di Madre Teresa e il ricordo della storica visita compiuta il 25 aprile 1993 da Giovanni Paolo II, che in quell’occasione riscostituì la Chiesa cattolica nel Paese con la consacrazione di quattro vescovi — tra i quali l’attuale arcivescovo di Tiranë-Durrës, Rrok K. Mirdita — nella riaperta cattedrale di Scutari.

In Albania vi fu una persecuzione terribile da parte del comunismo ateo e il Pontefice «vuol rendere omaggio a questo aspetto della vita della Chiesa e delle confessioni e religioni in questo Paese», ha detto padre Lombardi. Inoltre, come lo stesso Papa Francesco aveva spiegato sul volo di ritorno dalla Corea del Sud, «gli interessa molto incoraggiare un clima di convivenza serena e armonica — ha aggiunto Lombardi — in modo tale che la buona convivenza tra diverse confessioni e religioni possa essere un messaggio anche per altri Paesi e altre parti del mondo, considerato che la maggioranza della popolazione è musulmana, anche se la presenza cattolica e ortodossa è consistente».

Il martirio della Chiesa albanese rivivrà soprattutto durante l’incontro pomeridiano nella nuova cattedrale di Tirana, dove è in programma l’incontro con il clero, i religiosi e i laici impegnati, ovvero le forze che animano la comunità ecclesiale di oggi. Qui porteranno la loro testimonianza un sacerdote e una suora, entrambi ultraottantenni, che hanno vissuto per intero gli anni della persecuzione. Al momento — ha ricordato padre Lombardi — è in corso una causa di beatificazione che riguarda quaranta martiri, tra cui due vescovi, una trentina di preti e una donna.

La durata di un solo giorno ha portato a concentrare il viaggio su Tirana, lasciando fuori Scutari, considerata il fulcro del cattolicesimo in Albania. Ma la scelta della capitale vuole sottolineare «il senso della della presenza della vita della Chiesa nella società di oggi» in una situazione molto cambiata, in un Paese piccolo che aspetta di entrare in Europa ma che per il Papa diventa la porta per l’Europa, anche in vista della prossima vista al Parlamento di Strasburgo, il 25 novembre.

Oltre agli incontri con le autorità — e si sa già che il presidente Bujar Nishani donerà un facsimile del primo messale in albanese risalente al 1500 — nella mattinata, in piazza Madre Teresa, Papa Francesco celebrerà la messa al termine della quale reciterà l’Angelus. Quindi, dopo il pranzo con i vescovi in nunziatura, incontrerà all’università cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio i leader di altre religioni e altre denominazioni cristiane. Sei in tutto: musulmani, bektashi, ortodossi, evangelici, ebrei e cattolici. Successivamente si recherà in cattedrale per la celebrazione dei vespri con sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici dei vari movimenti. L’ultimo appuntamento, a una trentina di chilometri da Tirana, sarà dedicato alla dimensione della carità, con la visita al centro di assistenza Betania — fondato nel 1998 dalla veronese Antonietta Vitale — che si occupa di bambini abbandonati e in difficoltà. Qui oltre agli ospiti, il Pontefice incontrerà anche alcuni operatori provenienti da altre strutture di assistenza del Paese.

Nei giorni scorsi alcune notizie di stampa avevano lanciato un allarme legato al terrorismo islamico in relazione a questo viaggio. «Tutti sono preoccupati per la storia dell’Is e per ciò che sta accadendo in Medio oriente. La situazione — ha precisato padre Lombardi — è preoccupante per il mondo di oggi», ma non risultano «minacce specifiche» né sono previste «misure particolari». Tanto che — ha sottolineato — per spostarsi il Pontefice userà la stessa jeep che utilizza in piazza San Pietro.

L'Osservatore Romano, 16 settembre 2014.

 

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