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Le sante di «donne chiesa mondo»

di Gianfranco Ravasi

È un polittico di 23 sante distribuite nell’arco di venti secoli di storia del cristianesimo: nelle singole tavole, occupate dalle figure aureolate, si ha quasi sempre un riquadro curioso, spesso legato alla nostra contemporaneità.

È un po’ quello che erano soliti fare i pittori del passato che innestavano spicchi di vita quotidiana nelle scene agiografiche, introducevano volti riconoscibili del loro tempo, inserivano fondali architettonici e urbani della loro epoca Così, per santa Elisabetta, la madre del Battista, l’omonima Elisabetta Rasy fa balenare in apertura nientemeno che The Greeting, la deliziosa videoart che Bill Viola ha dedicato a quella che nella storia dell’arte e della devozione cristiana va sotto il nome di “visitazione” (Maria, la futura madre di Gesù, si reca in “visita” alla parente Elisabetta).

Un colpo di scena sarà per molti scoprire, invece, che — come argomenta Giovanni Maria Vian sulla base della letteratura apocrifa — Pietro, il “principe degli apostoli”, chiaramente coniugato secondo i Vangeli canonici (si ricordi la suocera febbricitante guarita da Gesù), aveva forse una figlia di nome Petronilla, e chissà mai che sia proprio lei la Petronilla “figlia dolcissima” che riposa nella catacomba romana di Domitilla. Il musicologo Alberto Batisti per santa Cecilia ricorre naturalmente alla musica col mirabile Hymn to St. Cecilia che Benjamin Britten, nato proprio nel giorno dedicato alla santa, il 22 novembre 1913, ha composto su versi di Auden. Introduce, però, anche un sospetto, per altro sostenuto da vari studiosi, che toglierebbe a Cecilia la musica: il cantantibus organis della Messa in memoria della santa in verità deriverebbe da uno svarione del copista del testo del martirio di Cecilia, ove si aveva un più realistico candentibus organis, cioè un aspro rimando agli “incandescenti” strumenti di tortura.

Al termine di questo itinerario lungo le tavole del polittico, come scrive Ritanna Armeni nella prefazione alla raccolta, si riesce a comprendere, proprio attraverso la riduzione delle distanze spaziali e la contrazione temporale, che queste sante «possono essere, più che nel passato, modelli di una fede mite e trionfante, che sa calarsi nella modernità e insieme trascenderla e migliorarla».

L'articolo del presidente del Pontificio Consiglio per la cultura che recensisce «Donne e moderne. Storie di sante» (Bologna, Edb, 2013, pagine 130, euro 12,50) è uscito su «Il Sole 24 Ore» del 4 gennaio

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