Novità - Eventi di rilievo

«Il Cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa». Le parole della Rerum novarum, che Leone XIII pronunciò benedicendo gli inizi del movimento cooperativo cattolico italiano, sono risuonate stamane, sabato 28 febbraio, nell’aula Paolo VI.

Le ha riproposte Papa Francesco ai settemila soci della Confederazione delle cooperative italiane ricevuti in udienza nel settantesimo anniversario della ricostituzione. Confcooperative era nata infatti nel 1919 sulla scia dell’enclica sociale di Papa Pecci, ma fu sciolta durante il fascismo e rifondata nel 1945.

Dopo aver definito la cooperazione un «rimedio efficace al problema della disoccupazione e alle diverse forme di disagio sociale», il Pontefice ha rilanciato il magistero dei suoi predecessori rimarcandone l’attualità nel nostro tempo, segnato dalla crisi e da quella «cultura dello scarto, coltivata dai poteri che reggono le politiche economico-finanziarie del mondo globalizzato, dove al centro c’è il dio denaro». Per questo nel suo discorso — arricchito da diverse considerazioni aggiunte a braccio — ha esortato a guardare «in avanti: alle nuove prospettive, alle nuove responsabilità, alle nuove forme di iniziativa». E in tale compito, ha aggiunto citando Leone xiii, «per globalizzare la solidarietà “il cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa”». Da qui l’invito a «pensare all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessità di riprendere uno sviluppo che sia un vero progresso integrale della persona» e «ai bisogni della salute, che i sistemi di welfare tradizionale non riescono più a soddisfare».

In pratica Papa Bergoglio ha auspicato un «grande balzo in avanti» nella solidarietà e ha offerto ai presenti cinque incoraggiamenti concreti: continuare a essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole della società, in particolare i giovani, vittime più di altri del «lavoro in nero»; realizzare nuove soluzioni di welfare, specie nella sanità; mettere in rapporto l’economia con la giustizia sociale, con la dignità e il valore delle persone; armonizzare lavoro ed esigenze delle famiglie; e infine mettere insieme i mezzi buoni per realizzare opere buone. «Le cooperative — ha spiegato soffermandosi su quest’ultimo punto — in genere non sono state fondate da grandi capitalisti. Invece, il Papa vi dice: dovete investire, e dovete investire bene! Collaborate di più tra cooperative bancarie e imprese; pagate giusti salari ai lavoratori». Un fine quello dell’equità, che va di pari passo con quelli della trasparenza e della limpidezza. Perché, ha concluso, una cooperativa anzitutto «deve promuovere l’economia dell’onestà». L’Osservatore Romano

 

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.index.php">privacy policy.

-
EU Cookie Directive plugin by www.channeldigital.co.uk