Novità - Eventi di rilievo

Il fenomeno generale della progressiva secolarizzazione degli ultimi quattrocento anni deve essere visto sotto diverse prospettive: anzitutto quella dei vasti processi umani della reazione della Riforma contro la gerarchia e della corrispondente affermazione dell’autenticità individuale e dell’uguaglianza. Poi quella della scissione illuminista fra la ragione umana e l’influenza unitiva della saggezza e della fede. Infine, quella della democrazia e della libertà nel valutare e guidare l’azione. Tutti questi fattori si sono uniti, dopo la seconda guerra mondiale, con lo sviluppo del sistema di comunicazione pervasivo che raggiunge il singolo e ha di fatto surclassato la parrocchia come contesto dominante nella formazione dell’opinione personale. Pertanto, è diventato del tutto comune per i giovani affrontare la vita con l’atteggiamento degli esploratori che s’imbarcano nell’avventura eccitante, anche se a volte pericolosa, di costruire la loro vita secondo parametri propri. Considerano l’imposizione di un modello di vita o di uno schema culturale predeterminato una minaccia molto più grande del rischio di sbagliare.

La prima serie di disgiunzioni/congiunzioni inizia quindi con chi è alla ricerca, contrapposto a chi ha come priorità dimorare nella Chiesa e nelle sue tradizioni. Gli enigmi dell’esistenza enfatizzati dalla mentalità e dalla cultura contemporanea e le tante sfide da affrontare nella vita fanno sembrare inadeguate a rispondere le leggi universali. Questo tende a favorire sempre di più il desiderio di costruire la propria vita secondo le coordinate individualistiche della modernità.
Qui i “cercatori” possono essere visti non tanto come persone che hanno abbandonato il popolo di Dio, quanto come persone che si sforzano di vivere la profonda ispirazione dello Spirito mentre affrontano molteplici responsabilità nella Chiesa e nel mondo, interne ed esterne. Il prezzo della loro ricerca di autenticità può essere molto alto, poiché li porta oltre il mero seguire le autorità e gli atteggiamenti culturali dei vicini e dei confratelli.

Hanno bisogno di una Chiesa che non sia un’istituzione ideale, ma reale, e che sia un modo fallibile, ma concreto, umano e positivo di vivere i valori evangelici. Si tratta di una comunità caratterizzata non dal potere e dal controllo, ma dall’accettazione e dall’incoraggiamento di quanti guardano a essa tra le necessità che sperimentano nella loro ricerca. Qui Cristo sulla croce è il modello kenotico della Chiesa, manifestando una disponibilità infinita a soffrire per servire.

Queste stesse sfide, però, spingono altri a cercare come “dimoranti” la guida costante della tradizione della Chiesa e a desiderare che questa sia articolata nella maniera più ampia possibile. Ciò pone la guida della Chiesa in una posizione scomoda tra due — e più — gruppi, con esigenze e attese molto diverse. In termini di auto-consapevolezza questa è, di fatto, la formazione della propria identità, così come descrive Charles Taylor in Sources of the Self; e in questo caso il compito davvero difficile è collegare l’ecclesiale e il secolare in modi che siano complementari e reciprocamente utili. Per esempio, il ruolo della Chiesa può essere non un’alternativa a quello dello Stato laico, ma come hanno concluso John Rawls e Jürgen Habermas, un utile sostegno allo sforzo democratico.

Un percorso alternativo vede il vivere la propria identità cattolica non più come un sentirsi parte di un’istituzione superiore e ostile alla costruzione della propria nazione dalla base, ma nell’essere “lievito”. Ciò implica una teologia della Chiesa nei termini kenotici del servitore sofferente. Viceversa, una nazione diventata un’entità più legislativa che politica e una Chiesa diventata un’istituzione più morale che spirituale, insieme, lasciano «un mondo senza perdono e senza progetto».

L'Osservatore Romano, 3 marzo 2015. (Geoges Francis McLean)

 

 

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