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La visita a Napoli di papa Francesco ha avuto la forza di uno tsunami: le sue parole a braccio e i suoi gesti fraterni hanno conquistato la gente, anche perché Bergoglio ha gettato tanti sassi nello stagno…

Ho seguito la visita del papa a Napoli con grande interesse, anche perché ero venuto a conoscenza del fatto che nelle ultime settimane Bergoglio aveva sconvolto il programma che gli era stato proposto, centrando risolutamente i propri interventi sulle piaghe della città e sulle grandi potenzialità dei suoi abitanti. Le cronache puntuali di Sara Fornaro, che potete leggere qui sotto, danno il tono della visita e sottolineano i suoi principali momenti, oltre che le parole dirompenti del papa.

Mi preme ora sottolineare quella che ormai è una evidenza: anche a Napoli l’anno della misericordia è apparso come una conferma della “rivoluzione morale” introdotta dal pontefice. Non si tratta in soldoni di condannare, ma di amare: la Chiesa, i suoi pastori e in particolare i confessori, dovrebbero smetterla di “porre l’asticella troppo alta” a coloro che cercano il perdono di Dio e degli uomini, pensando piuttosto ad offrire ai singoli un piano inclinato che possa portarli a riemergere dal peccato (anche dalla filiazione alla camorra!), a non soccombere al pessimismo, a ritrovare la speranza di Gesù. Questo piano inclinato è indiscutibilmente la misericordia degli uomini e delle donne, che evidenzia quella di Dio.

Ha stupito anche stavolta la condanna papale, senza se e senza ma, del malaffare, della corruzione, della malavita, di tutte le mafie e di tutte le lobby, della tendenza troppo diffusa a non tenere in nessun conto il bene comune. E nel contempo ha colpito l’attenzione del papa a chi magari è peccatore ma vuole tirarsi fuori…

L’invito ai confessori ad essere più misericordiosi verso le debolezze degli uomini e delle donne va di pari passo con la condanna violenta, della violenza di Dio direi, contro la corruzione a tutti i livelli. Questa è una vera e propria rivoluzione del confessionale: il prete ha da condannare duramente quanto va contro il bene comune, ma ha da accogliere la sofferenza della singola persona con misericordia. Come prima, ma molto più di prima.

di Michele Zanzucchi

fonte: Città Nuova

 

 

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