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Migliaia di cristiani di Galilea si sono radunati presso la chiesa per celebrarne la riapertura dopo l'attentato, ma l'incontro si è trasformato in protesta

È tornata la luce nella chiesa del miracolo della Moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha, in Galilea, chiusa da giovedì scorso per stimare i danni del violento incendio appiccato da coloni estremisti ebrei che ha danneggiato buona parte dell'edificio.

Migliaia di cristiani di Galilea si sono radunati ieri presso la chiesa per celebrarne la riapertura con un incontro che doveva essere inizialmente di preghiera silenziosa, ma che invese si è presto trasformato in una manifestazione di protesta. Centinaia i giovani hanno bloccato infatti le strade, portando con sé croci e bandiere bianche e gialle del Vaticano, cantando inni in onore di Gesù e di Maria.

Alla celebrazione - presieduta da Michel Sabbah, patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini - ha preso parte anche il vice-ambasciatore Usa in Israele, William Grant, mentre la comunità monastica benedettina residente nel Santuario ha accolto delegazioni druse e musulmane venute per esprimere in maniera pubblica la propria solidarietà.

Come riferito dai media legati al Catholic Studies and Media Center, l'attentato incendiario è stato fortemente condannato da molti alti responsabili delle rappresentanze diplomatiche presso Israele, i quali hanno ribadito il loro impegno nel seguire gli sviluppi dell'indagine per identificare gli esecutori dell'atto intimidatorio.

Anche i vescovi cattolici si erano espressi duramente giorni fa sulla vicenda tramite una nota, nella quale stigmatizzavano perentoriamente questo "gesto criminale" che "danneggia l'immagine della Terra Santa". I presuli domandavano inoltre l'avvio di "una inchiesta rapida" e che "i colpevoli di questo ennesimo vandalismo siano presto giudicati". Le indagini delle forze di polizia israeliane tuttavia non hanno portato ad alcun risultato in tal senso.

Dopo l'attentato, sui muri della chiesa sono state trovate delle scritte tracciate in ebraico che riportano il passaggio di una preghiera recitata tre volte al giorno dagli ebrei praticanti, in cui si chiede a Dio di annientare gli idoli e i pagani. Attraverso questo e altri indizi, l'attacco a Tabgha è assimilabile alle numerose profanazioni compiute da gruppi di coloni ebrei estremisti a danno di monasteri, chiese e cimiteri cristiani a partire dal febbraio 2012, che talvolta hanno colpito anche moschee frequentate da arabi palestinesi di religione islamica. www.zenit.org

 

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