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Al giorno d’oggi, siamo chiamati “con urgenza” a pensare e discutere del creato, del male che abbiamo provocato col l’“abuso dei beni” che Dio ci ha donato, impegnandoci a non “girare le spalle alla nostra realtà, ai nostri fratelli”. E’ la riflessione di Papa Francesco, che a Quito ha incontrato anche il mondo della scuola e dell’università dell’Ecuador. Il servizio di Giada Aquilino:

Abbiamo ricevuto da Dio questa terra “come eredità, come un dono, come un regalo”, che va condiviso e custodito: “Oggi questo invito si impone a noi con forza”. Alla Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador, ateneo gestito dai Gesuiti che accoglie 30 mila studenti, Papa Francesco torna sui temi dell’Enciclica “Laudato si’” e si sofferma a riflettere sul ruolo delle comunità educative per i giovani, “seme di trasformazione della società”:

“Ante la globalización del paradigma tecnocrático que tiende a creer…

Di fronte alla globalizzazione del paradigma tecnocratico che tende a credere ‘che ogni acquisto di potenza sia semplicemente progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori, come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia’, ci viene chiesto che con urgenza ci si affretti a pensare, a cercare, a discutere sulla nostra situazione attuale, su quale tipo di cultura vogliamo o pretendiamo non solo per noi ma per i nostri figli, per i nostri nipoti”.

Abbiamo abusato dei beni che Dio ha posto nella ‘madre terra’

Nel moderno edificio a circa due chilometri da Quito, accolto da mons. Alfredo Jose Espinosa Mateus, presidente della Commissione episcopale per l'educazione, e da testimonianze di una studentessa, di un docente e del rettore, Cesar Fabian Carrasco Castro, il Pontefice ha ricordato il modo di Gesù di insegnare attraverso parabole, in modo “plastico” per farsi capire, non insegnando come un dottore, ma come “chi vuole arrivare al cuore dell’uomo”. Ecco perché di fronte al “male” che provochiamo alla “madre terra”, a causa “dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei”, il Papa non esita a domandarsi e a chiedere a chi lo ascolta come “vogliamo lasciare” alle generazioni future il “creato”, “regalo”, “dono”, “offerta” del Signore, perché – ricorda – non è qualcosa “di acquistato, di comprato: ci precede e ci succederà”.

Un povero che muore di fame e di freddo non fa notizia

Esorta quindi a non continuare “a girare le spalle alla nostra realtà, ai nostri fratelli”. Racconta, commosso e addolorato, di quando a Roma, nei pressi del Vaticano, sia capitato, in inverno, di ritrovare un uomo morto di freddo e di realizzare che ciò “non è una notizia” per le cronache dei giornali:

“Un pobre que muere de frío y de hambre hoy no es noticia...

Un povero che muore di freddo e di fame oggi non è una notizia, ma se le borse delle principali capitali del mondo vanno giù di due o tre punti si arma un grande scandalo globale. Mi chiedo: dov’è tuo fratello? E vi chiedo di farla di nuovo, tutti, questa domanda, e di allargarla a tutta l’università. A Voi, Università Cattolica, dove è tuo fratello”.

Scuole come vivaio

Francesco sollecita il “contesto universitario” a interrogarsi sulla nostra educazione “di fronte a questa terra che grida verso il cielo”:

“Nuestros centros educativos son un semillero...

Le nostre scuole sono un vivaio, una possibilità, terra fertile che dobbiamo curare, stimolare e proteggere. Terra fertile assetata di vita”.

La missione degli educatori

Per gli educatori l’auspicio è che veglino sugli studenti “aiutandoli a sviluppare uno spirito critico, uno spirito libero, in grado di prendersi cura del mondo d’oggi”, generando e accompagnando un “dibattito costruttivo, che nasce dal dialogo in vista di un mondo più umano”. La riflessione per le famiglie, le scuole, i docenti è a non identificare il diploma universitario con uno “status più elevato, soldi, prestigio sociale”, ma “come un segno di maggiore responsabilità per i problemi di oggi, rispetto alla cura dei più poveri, rispetto alla salvaguardia dell’ambiente”, aggiunge il Pontefice:

“No basta con realizar análisis, descripciones de la realidad...

Non basta fare le analisi, la descrizione della realtà; è necessario dar vita ad ambiti, a luoghi di ricerca vera e propria, a dibattiti che generino alternative ai problemi esistenti, specialmente oggi”.

I giovani chiamati a dare il meglio

La carta vincente sta allora nei giovani, quel “presente e futuro dell’Ecuador” che a più riprese ha applaudito le parole del Papa, chiamato dallo stesso Francesco a dare “il meglio” di sé. www.radiovaticana.org

 

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