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Il vescovo di Caltagirone mons. Calogero Peri torna sul duplice omicidio di Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, la coppia di anziani uccisi con ferocia a Palagonia la notte tra il 29 e 30 agosto scorsi, per il quale l’unico imputato è sinora il diciottenne della Costa d’Avorio Mamadu Kamara, detenuto nel carcere di Caltagirone. Lo fa durante un’intervista che ha concesso alla nostra testata, in cui non si sottrae alle domande, anche quelle più spinose, dal terribile fatto di sangue alla tentazione di reagire con la violenza; dal Cara di Mineo e dagli enormi problemi che pone alla sua presunta polemica col leader della Lega Matteo Salvini. Con un invito, pacato, ma fermo e deciso, ad andare oltre le polemiche sterili o strumentali: «Qui deve andare avanti l’intelligenza e non semplicemente le nostre follie».

«SE DIAMO SPAZIO ALL’ODIO, SARÀ UNA GUERRA» – Ribadendo quanto già detto nell’omelia, in occasione delle esequie, il vescovo esorta a gettare acqua sul fuoco e non benzina. «È normale – spiega il prelato – che di fronte a un duplice omicidio, avvenuto in maniera così efferata, i primi sentimenti sono di rabbia, di violenza, di razzismo. Ritengo che questi morti non ci vengono restituiti né dall’odio né dalla violenza che si potrebbe innescare, anzi, se diamo spazio a questi sentimenti, rischiamo di creare una spirale di violenza inarrestabile, perché, dato il clima, il contesto, l’ambiente, la presenza così numerosa di molti immigrati, alimentare questi sentimenti significa veramente mettere le basi di una guerra».

«IL NOSTRO PECCATO? TENERE I MIGRANTI A VEGETARE AL CARA» – Il pastore della Chiesa calatina spiega perché nell’omelia ha parlato di colpevolezza di tutti: «I segnali di un disagio che non era epidermico, ma profondo, radicale, era un poco nella struttura, nell’impostazione, nell’andamento del Cara, li abbiamo sin dal primo inizio della sua vita. Ci muoviamo quando queste cose diventano eclatanti». E ricorda, senza fare sconti a nessuno, che in passato sono stati segnalati diversi episodi inquietanti, poi “silenziati”: violenze, sospetti omicidi, aborti, prostituzione«Sono tutti fenomeni di degrado che abbiamo segnalato. Purtroppo con tutti questi campanelli di allarme non abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, cioè renderci conto e analizzare se per davvero una struttura poteva tenere insieme migliaia e migliaia – tre- quattromila – persone di etnie diverse, con problemi tribali, di convivenza, di promiscuità, di religione, di culture. Il nostro peccato è di aver tenuto queste persone per tantissimo tempo a vegetare senza una prospettiva, senza sapere o avere tempi certi in cui la loro questione, il loro caso sarebbe stato trattato dalle autorità per vedere se avevano diritto o meno».

«SE SALVINI HA PROPOSTE, DISCUTIAMOLE»Su Salvini che lo ha definito un vescovo di Rifondazione comunista, mons. Peri è chiarissimo: «Nessun botta e risposta con Salvini»«Qualcuno – aggiunge il vescovo calatino – vuole montare la mia polemica con Salvini. Questo non serve. Io non ce l’ho con Salvini. Mi è stato chiesto se ero disponibile ad incontrarlo e ho detto sì e probabilmente avremo modo di chiarirci».

«Mi sembra – continua, e qui il tono si fa più attento e grave – delirante spostare l’attenzione dal problema alle nostre diatribe, la mia con Salvini presunta e non vera o con altri. Non serve. Serve che l’attenzione sia concentrata sul problema, che nessuno ne approfitti, che nessuno ci speculi, che nessuno faccia propaganda. Con Salvini non ho nulla, se ha una proposta che può aiutare, che può servire, anche da una prospettiva diversa, mettiamola sul tappeto, discutiamola. Qui deve andare avanti l’intelligenza e non semplicemente le nostre follie».

«IL CARA CI APPARTIENE» – Il Cara – continua il vescovo – è «nato come un fungo», senza il coinvolgimento delle comunità presenti nel Calatino, ma ora è Il 16° comune della diocesi, «ci appartiene, perché è nel nostro territorio e non possiamo ignorarlo, far finta che non c’è o semplicemente trattarlo come un fenomeno di cui ci vogliamo sbarazzare. Non mi sembrerebbe responsabile». Mons. Peri ci racconta che la chiesa calatina non è rimasta insensibile alla problematica e più volte ha chiesto di poter intervenire nelle dinamiche interne al Cara con una sua presenza, di supporto e volontariato. Anche le parrocchie di Mineo hanno chiesto di poter avere un luogo di culto al centro, ma non è stato concesso perché – questa la spiegazione dei responsabili della struttura -sarebbe stata un’ingerenza esterna.

Tuttavia il vescovo calatino non demorde. «Non ci arrenderemo a stare a guardare questo fenomeno – conclude – senza dare il nostro contributo. Mi augurerei che ci fosse una concertazione di tutti, civile, militare, culturale, in modo tale che quello che finora è stato un problema potesse diventare un’occasione di convivenza, di modello pacifico, in cui popoli diversi che si incontrano siano sorgente di nuova cultura, di nuove potenzialità e non di conflittualità come purtroppo in questo momento stiamo respirando».

 

http://www.ilsettemezzomagazine.it/mons-peri-sui-fatti-di-palagonia-lodio-e-la-violenza-non-ci-restituiranno-questi-morti-salvini-se-ha-proposte-parliamone/

 

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