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I frati traslocano dal convento per lasciare spazio alle famiglie dei rifugiati e riusciamo a parlare con Mr. Suhaija. Egli e la sua famiglia erano in attesa di partire a breve per il Canada. Egli era infatti tra i fortunati che sono stati scelti per essere ricollocati. Ci ha raccontato che è "fuggito dalla Siria dopo lo scoppio della guerra. La nostra città era stata attaccata dai ribelli che uccidevano e distruggevano tutto quanto incontravano sulla loro strada.

Per arrivare a Beirut. Mr. Suhaija ha dovuto pagare ai trafficanti molto denaro. Quando siamo arrivati in Libano non conoscevamo nessuno e cosi siamo venuti al Convento dei Cappuccini della Parrocchia Nostra Signora degli Angeli qui a Beirut". Fra Abdallah è il coordinatore del programma per i rifugiati. I frati hanno accolto volentieri Mr. Su-haija e la sua famiglia offrendo loro vitto e alloggio. Al principio sembrava che egli dovesse rimanere in Beirut solo per alcuni giorni prima di essere ricollocato in Europa, ma il periodo si è allungato ed ora sono già più di due anni che lui e la famiglia vivono nel convento, ospitati dai frati. Dall'inizio della guerra in Siria, i frati Cappuccini, con l'aiuto della Curia Generale di Roma, hanno avviato un piano di aiuto ai rifugiati articolato in tre punti: far fronte alle necessità di base; organizzare una scuola per educazione ed integrazione; fornire assistenza legale che comprende lo svolgimento delle pratiche per il ricollocamento dei rifugiati in un Paese terzo. Ad oggi, più di 50 famiglie provenienti sia dalla Siria che dall'Iraq hanno beneficiato di questo programma. I frati offrono ai rifugiati alloggio e, due volte al mese, consegnano anche dei buoni per acquisto di cibo. Alcuni dei bambini delle famiglie rifugiate studiano gratuitamente nelle scuole che i Cappuccini hanno in Beirut. Tramite l'aiuto dei frati, molte delle famiglie rifugiate hanno avuto la possibilità di essere ricollocate in Canada, Olanda e Germania. In un appartamento, situato nel centro di Beirut, vivono tredici famiglie. "Sono di Ninive" mi ha detto Lubnar mentre suo fratello mi sorrideva. "Una sera abbiamo sentito, molto vicino a casa un rumor sordo , un bang: era una bomba. Ci sono stati molti morti e tra essi molti erano bambini e così siamo dovuti scappare in Libano perché l'ISIS aveva attaccato la nostra città che contava circa settemila abitanti, in maggioranza cristiani". Lubna, che mi raccontava queste cose in italiano (in passato egli ha vissuto in Italia) ha un fratello diversamente abile. I frati ne curano le condizioni di salute e lo aiutano a gestire una piccola attività di vendita di articoli religiosi di fronte alla chiesa di Santa Maria degli Angeli. Mentre era ormai prossimo a volare in Canada, Mr. Suhaija ci ha detto: "Desidero ringraziare Dio e i fratil Cappuccini per il loro sostegno durante i due anni che ho trascorso qui in Libano. Essi hanno reso il vangelo di Gesù realtà per me e per la mia famiglia". Ci ha chiesto poi di pregare per la pace in Siria e perché ci possano essere più aiuti per i Rifugiati che ancora vivono la terribile situazione della Siria. E con un Shukran, Inshallah! Mr. Suhaija mi ha salutato. fr. Benedict Ayodi responsabile generale GPIC

 

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