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di Mario Dal Bello

Entusiasmo per il fortunoso recupero di un’opera del maestro: il dipinto di Isabella d’Este. In attesa delle analisi, però, qualche dubbio sulla paternità del quadro è permesso. In ogni caso, questo prezioso dipinto che ci riporta nello “studio” allargato del grande pittore.

Magari è uscito di contrabbando dall’Italia ed ora è finito in un caveau di una società di custodia di valori a Lugano, il dipinto di Isabella d’Este bloccato per la vendita dalle autorità svizzere e italiane.

Se ne aveva notizia da qualche anno, perché l’opera – tela o tavola? – era già apparsa nel 2013, rincorsa tra Pesaro e Fano e ora presa nella città elvetica. Traffico consueto, si dirà, e il film di prossima uscita sui mercanti d’arte di pochi scrupoli, Mortdecai con Johnny Depp, ne è una conferma indiretta.

Ma, indagini a parte – che dovrebbero, chissà quando, riportare l’opera in Italia –, chi è l’autore? Carlo Pedretti, forse il massimo esperto di Leonardo, ha detto che è un autografo, per Sgarbi invece è una “crosta” e quindi non vale nulla. Ma sarà vero?

Certo, la donna ritratta è indubbiamente la marchesa Isabella d’Este, dato che la posa e il profilo ricalcano fedelmente il ritratto che le fece il pittore nel 1500 ora a Parigi (al Louvre), un magnifico disegno in gessetto e sanguigna su carta, mai portato però a compimento col colore (come spesso faceva il nostro).

Nel dipinto “svizzero” – chiamiamolo così – la donna è diventata una santa con la palma del martirio in mano e la corona sul capo (santa Caterina d’Alessandria, come già in un dipinto del Lotto su 1526), ma comunque con un chiaro riferimento all’originale cartone leonardesco (si veda l’indice puntato in basso).

Personalmente, dubito che Leonardo vi abbia messo mano in qualche parte, a giudicare dalla fotografia. Sarei più portato a credere che l’entourage del pittore – con Francesco Melzi, il Salaì, ma pure Cesare da Sesto e forse più tardi il Luini o il Boltraffio, ossia l’ampia cerchia leonardesca –, abbia sfruttato il cartone per dipingere un ritratto della Marchesa come Caterina d’Alessandria, santa assai popolare ma di ascendenza aristocratica, secondo un uso consolidato.

Oppure si tratta di una copia di un ritratto perduto? Quindi, un dipinto non da scartare, visto che ci riporta nello “studio” allargato del maestro. Ma, per dire una parola definitiva, oltre alle analisi di vario tipo, è indispensabile una osservazione dal vero. Con Leonardo c’è sempre il pericolo di qualche sorpresa…

fonte: Città Nuova http://www.cittanuova.it

 
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