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di Alberto Barlocci

L'isola sta cambiando, ma il regime difficilmente lo farà da un momento all’altro: a tanti dissidenti non è stato permesso di partecipare alle cerimonie e distribuire volantini durante la visita di Francesco. La strada del dialogo resta la più produttiva, come ha dimostrato la normalizzazione dei rapporti con gli Usa, a cui anche il Vaticano ha contribuito.

Sarebbe da ingenui pensare che la visita del Papa a Cuba non avrebbe incontrato contraddizioni in un regime a partito unico, che si sostiene sullo stesso cognome da sessant’anni, senza libertà di stampa, con limitata libertà di iniziativa economica privata, accesso limitato a ciò avviene nel mondo, ecc. Lo dimostrano le detenzioni delle “dame in bianco” e di dissidenti, per alcune ore, la stretta vigilanza dei servizi di sicurezza per evitare che la presenza di Bergoglio si trasformi in una occasione per manifestazioni di protesta, o rubare protagonismo alla visita d’eccezione e all’immagine che il regime vuole offrire del rapporto con la Chiesa.

Si comprende lo spirito di chi privo delle libertà fondamentali pretende di ottenere l’attenzione del mondo. E’ il problema di ogni autoritarismo che si chiude alla democrazia reale, paradossalmente, in nome di una democrazia utopica.

Ma si comprende anche la cautela del Papa che ha preferito evitare attriti in un momento in cui lo stesso regime riconosce ed è grato alla Santa Sede per il ruolo svolto nella normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti. Esiste persino una sintonia tra i fratelli Castro col Papa sulle questioni dell’ingiustizia sociale provocata dal capitalismo selvaggio, la centralità dei valori della convivenza pacifica rispetto al materialismo e il consumismo, e sul delicato tema delle questioni ecologiche.

La recente enciclica “Laudato sí” è stata citata da Raul Castro accogliendo il Papa, in vittima di intensa siccità, con temperature elevate che nel mese scorso hanno segnato vari record e che stanno mettendo in pericolo i raccolti tipici cubani. I Caraibi sono indicati dagli esperti tra le zone più vulnerabili al cambiamento climatico.

Bergoglio, che è un abilissimo politico, evidentemente sceglie la prudenza e la gradualità. Anche se, intelligentemente, non esita a segnalare il problema di servire le idee, invece che le persone. Un principio che a luglio ha segnalato in Bolivia. E’ molto probabile che, come nel passato, la fiducia consolidata tra la Chiesa e il governo cubano renderà possibile ampliare gli spazi di dialogo e, progressivamente, di libertà. Le migliaia di scarcerazioni avvenute nel 2010 furono frutto proprio di questo processo iniziato con la visita di Giovanni Paolo II nel 1998. E’ un fatto inevitabile, del quale è cosciente lo stesso governo cubano, più che altro preoccupato che le trasformazioni in atto non siano traumatiche, come insegna l’esperienza del mondo post-sovietico.

Per chi patisce dal di dentro queste situazioni, non si andrà mai troppo in fretta. Per chi agisce, come in questo caso fa la Chiesa, è importante avanzare con realismo. Bisognerà fare più attenzione al lato pieno della bottiglia.

fonte: Ciudad Nueva Argentina

 
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