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1. La preghiera a Dio, come respirazione di amore, nasce dalla mozione dello Spirito Santo, per cui l'uomo interiore si pone in ascolto della voce di Dio che parla al cuore.
2. Dio infatti, che ci ha amato per primo, ci parla in molti modi: in tutte le creature, nei segni dei tempi, nella vita degli uomini, nel nostro cuore e specialmente mediante il suo Verbo nella storia della salvezza.
3. Nella preghiera, rispondendo a Dio che ci parla, raggiungiamo la nostra pienezza in quanto usciamo dall'amor proprio e, in comunione con Dio e con gli uomini, ci trasferiamo in Cristo Uomo-Dio.
4. Cristo stesso, infatti, è la nostra vita,la nostra orazione e la nostra azione.
5. Perciò, allora veramente realizziamo un filiale colloquio con il Padre quando viviamo Cristo e preghiamo nel suo Spirito, che grida nel nostro cuore: Abbà, Padre!
6. Consacrati più intimamente al servizio divino per mezzo dei consigli evangelici, sforziamoci in libertà di spirito di attuare fedelmente e costantemente questa vita di preghiera.
7. Coltiviamo perciò con massimo impegno lo spirito della santa orazione e devozione, al quale tutte le altre cose temporali devono servire, così da essere veri seguaci di san Francesco, che sembrava non tanto uno che prega, quanto uomo fatto preghiera.
8. Desiderando sopra tutte le cose lo spirito del Signore e la sua santa operazione, pregando sempre Dio con cuore puro, offriamo agli uomini la testimonianza di una preghiera autentica, così che tutti vedano e sentano nel nostro aspetto e nella vita delle nostre fraternità la bontà e la benignità di Dio presente nel mondo.
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1. La nostra preghiera sia l'espressione caratteristica della nostra vocazione di frati minori.
2. Preghiamo veramente come frati quando ci riuniamo nel nome di Cristo, e ci amiamo fra noi; in modo che il Signore sia realmente in mezzo a noi.
3. E preghiamo veramente come minori quando viviamo con Cristo povero ed umile, offrendo al Padre il grido dei poveri nella condivisione effettiva della loro condizione di vita.
4. Come i profeti, i salmisti e lo stesso Cristo ci hanno insegnato, la nostra preghiera non sia fuori della realtà; ma sull'esempio di san Francesco che trovò il Signore nel lebbroso, s'incarni sempre più nelle condizioni di vita, negli eventi della storia, nella religiosità del popolo e nella particolare cultura delle regioni.
5. Così l'orazione e l'azione, ispirate dall'unico e medesimo Spirito del Signore, anziché opporsi tra loro, si completano a vicenda.
6. La preghiera francescana è affettiva, cioè preghiera del cuore, che ci porta ad una intima esperienza di Dio. Contemplando Dio, sommo bene, da cui ogni altro bene procede, devono erompere dal nostro cuore l'adorazione, il ringraziamento, l'ammirazione e la lode.
7. Vedendo Cristo in tutte le creature, andiamo per il mondo annunciando la pace e la penitenza, invitando tutti alla lode di Dio, come testimoni del suo amore.
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1. Consacrati mediante il battesimo e la professione religiosa al servizio di Dio, teniamo in massima considerazione la sacra Liturgia, che è l'esercizio dell'ufficio sacerdotale di Cristo, il culmine di ogni azione della Chiesa e la sorgente della vita cristiana. Da questa fonte nutriamo la vita interiore personale e fraterna ed apriamo i suoi tesori ai fedeli.
2. Teniamo perciò in massimo conto il mistero dell'Eucaristia e l 'Ufficio divino, che san Francesco voleva che informassero tutta la vita della fraternità.
3. A questo fine gioverà molto designare nelle fraternità dei frati per la preparazione delle azioni liturgiche, affinché queste si rinnovino sempre più con creatività e spontaneità, nella fedeltà alle norme liturgiche e secondo lo spirito di esse.
4. Quanto al rito, i frati si conformino alle prescrizioni che le competenti autorità ecclesiastiche hanno emanato per la regione dove essi si trovano.
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