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1. Partecipiamo con piena ed attiva consapevolezza al sacrificio eucaristico, nel quale celebriamo il mistero pasquale di Gesù Cristo finché egli venga, non ritenendo nulla di noi stessi,affinché ci accolga totalmente colui che totalmente a noi si dona.
2. Per rendere più evidente che, spezzando il pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con Cristo e fra noi, nelle nostre fraternità si celebri ogni giorno una messa della comunità. Dove ciò non fosse possibile quotidianamente, si celebri almeno periodicamente e con la partecipazione di tutti i frati.
3. Per manifestare inoltre l'unità del sacrificio, del sacerdozio e della fraternità, è lodevole concelebrare, a meno che non sia necessaria la celebrazione individuale.
4. L'Eucaristia, nella quale sotto le specie consacrate è presente per noi lo stesso Signore Gesù Cristo, sia conservata nei nostri oratori e nelle nostre chiese nel luogo e nel modo più degni possibile.
5. Sull'esempio di san Francesco, veneriamo sopra tutte le cose Gesù Cristo presente nell'Eucaristia; offriamo con lui a Dio Padre noi stessi e le nostre azioni, e dinanzi a lui, centro spirituale della fraternità, fermiamoci frequentemente in devota preghiera.
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1. Nella celebrazione del sacrificio eucaristico e nelle nostre preghiere, consapevoli dello spirito cattolico di san Francesco, preghiamo Dio per la santa madre Chiesa, per coloro che ci governano, per tutti gli uomini, per la salvezza del mondo intero e in particolare per tutta la famiglia francescana e per i benefattori; e inoltre, con pio sentimento di carità, raccomandiamo a Dio tutti i defunti.
2. Quanto ai suffragi, si stabilisce: alla morte del Romano Pontefice, del ministro generale e di un ex-ministro generale, da ciascuna fraternità si celebri una messa per i defunti. Lo stesso si faccia per i definitori e ex-definitori generali in ogni fraternità del gruppo al quale essi appartenevano.
3. Al Capitolo provinciale spetta stabilire i suffragi per i ministri ed ex-ministri provinciali, per i frati, per i genitori e i benefattori.
4. Ogni anno, dopo la solennità di san Francesco, in ogni nostra fraternità si celebri la commemorazione per tutti i frati e i benefattori defunti.
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1. La Chiesa , non soltanto con la celebrazione dell'Eucaristia, ma anche in altri modi, specialmente con la celebrazione della Liturgia delle Ore, si associa a Cristo nel canto di lode e nella intercessione supplice, e affida a noi tale incarico.
2. Tutta la fraternità si riunisca quindi ogni giorno, nel nome di Cristo, per la celebrazione comunitaria della Liturgia delle Ore. Quando questo non può essere fatto integralmente, si celebrino in comune almeno le Lodi e i Vespri.
3. Raccomandiamo, inoltre, che i frati facciano lo stesso ovunque siano o si trovino, e che, secondo le circostanze dei luoghi, si celebri la Liturgia delle Ore con i fedeli.
4. Il Capitolo locale, con l'approvazione del superiore maggiore, disponga l'orario della casa e del lavoro in modo che il corso del giorno sia consacrato dalla lode di Dio, tenendo anche conto delle particolari circostanze delle persone, dei tempi e delle culture.
5. Coloro che non possono celebrare comunitariamente la Liturgia delle Ore, si ricordino che anche nella recita privata si uniscono spiritualmente a tutta la Chiesa e specialmente ai fratelli; con questa stessa profonda intenzione preghino quei frati che dicono l'ufficio dei Pater noster, secondo la Regola.
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1. Nella Liturgia delle Ore parliamo a Dio con le sue parole tratte dalla Scrittura e Dio stesso viene incontro a noi con la sua parola e ci parla.
2. Affinché la parola di Dio penetri più profondamente nei nostri cuori e informi più efficacemente tutta la nostra vita, la Liturgia delle Ore sia viva ed attiva, preferibilmente con intervalli di silenzio, che molto contribuiscono ad una consapevole e proficua celebrazione.
3. A imitazione di san Francesco, che spesso esprimeva i suoi affetti con il canto e la musica, le azioni liturgiche, almeno nei giorni festivi, siano celebrate, per quanto possibile, con il canto.
4. I frati facciano attenzione non tanto all'espressione melodica della voce quanto piuttosto alla partecipazione interiore, affinché la voce concordi con la mente e la mente con Dio.
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