| |
101
1. Gesù Cristo, annunciando il Vangelo del Regno, ha invitato gli uomini alla penitenza, cioè a quel cambiamento radicale di se stessi, in forza del quale si comincia a pensare, giudicare ed orientare la vita a quella santità e amore di Dio che si sono manifestati nel Figlio.
2. Questa conversione in una nuova creatura, che inizia con la fede e il battesimo, esige uno sforzo costante di rinuncia quotidiana a noi stessi. Con la penitenza viviamo solo per Dio, intessiamo rapporti nuovi con gli altri, specie con i poveri, e siamo incoraggiati a costruire una fraternità evangelica.
3. San Francesco, per grazia del Signore, cominciò una vita di penitenza-conversione quando usò misericordia con i lebbrosi e compì il suo esodo dal secolo.
4. Con grande fervore di spirito e gioia interiore, ordinò la sua vita secondo le beatitudini del Vangelo e predicò incessantemente la penitenza incoraggiando tutti con i fatti e con le parole a portare la croce di Cristo, e volle che i suoi frati fossero uomini di penitenza.
5. Lo spirito di penitenza in una vita austera è caratteristica del nostro Ordine; infatti, sull'esempio di Cristo e di san Francesco, abbiamo scelto una vita stretta.
6. Mossi dallo stesso spirito e consapevoli del peccato che è in noi e nella società, impegniamoci costan
temente alla conversione nostra e degli altri, per essere conformi a Cristo crocifisso e risorto. 7. Con questo impegno, completando ciò che manca alla passione di Cristo, ci uniamo all'opera della Chiesa, santa e allo stesso tempo sempre bisognosa di purificazione, e promoviamo la venuta del Regno di Dio nella famiglia umana che deve essere riunita dalla carità perfetta.
102
1. La penitenza, in quanto esodo e conversione, è una disposizione del cuore che esige manifestazioni esterne nella vita quotidiana.
2. I penitenti francescani devono distinguersi sempre per una carità delicata e affettuosa e per la letizia, come i nostri santi, i quali erano esigenti con se stessi, ma pieni di bontà e di rispetto verso gli altri.
3. Animati dallo spirito di conversione e di rinnovamento, dedichiamoci sempre alle opere di penitenza, secondo la Regola e le Costituzioni e come Dio ci ispirerà, affinché il mistero pasquale di Cristo operi in noi sempre più.
4. Prima di tutto ricordiamo che la nostra stessa vita consacrata è un'ottima forma di penitenza.
5. Offriamo quindi per la salvezza nostra e degli altri la povertà, l'umiltà, i disagi della vita, il lavoro quotidiano compiuto con fedeltà, la disponibilità al servizio di Dio e del prossimo e a favore della vita fraterna, il peso della malattia e degli anni ed anche le persecuzioni per il Regno di Dio. Così, soffrendo con chi soffre, possiamo godere sempre della nostra conformità con Cristo.
6. Seguiamo la stessa via della conversione di san Francesco, andando incontro specialmente a coloro che, nei nostri tempi, sono emarginati e privi di tutto.
103
1. Cristo Signore, modello di tutti, ricevuta la missione dal Padre e guidato dallo Spirito Santo, nel deserto digiunò quaranta giorni e quaranta notti. Anche il suo discepolo san Francesco, acceso dal desiderio di imitare il Signore, visse nel digiuno e nella preghiera.
2. Consideriamo l'avvento e soprattutto la quaresima di Pasqua, ma anche tutti i venerdì, tempi di maggiore penitenza sia privata che comunitaria.
3. Si raccomandano inoltre la quaresima detta comunemente “Benedetta ” e le vigilie delle solennità di san Francesco e della Concezione Immacolata della beata Vergine Maria.
4. In questi giorni cerchiamo di essere più disposti a compiere quelle azioni che favoriscono la conversione: la preghiera, il raccoglimento, l'ascolto della parola di Dio, la mortificazione del corpo e il digiuno in fraternità. Condividiamo fraternamente con gli altri poveri ciò che, per la nostra maggiore sobrietà, abbiamo risparmiato dalla mensa del Signore e pratichiamo con fervore più grande le opere di misericordia secondo il nostro uso tradizionale.
5. Per quanto riguarda le leggi dell'astinenza e del digiuno, i frati osservino le prescrizioni della Chiesa sia universale che locale.
6. Spetta al Capitolo provinciale stabilire norme ulteriori sia per i giorni di digiuno e di astinenza sia per le modalità del digiuno, tenendo presenti le varie situazioni di luogo e di tempo.
|