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Donne francescane emerse dall’ombra del Duecento
Il silenzio affettuoso
Chi si avvicina a Chiara di Assisi cercando di scoprire la sua personalità la scorge in compagnia di altre donne che rimangono alla sua ombra. Le voci di alcune di loro si fanno sentire per parlare di lei. Nella scia di un cammino in qualche modo collegato a San Damiano, altre non la conoscono nemmeno.
Avendo cercato di tracciare per quanto possibile una biografia di Chiara, sono poi andata a scoprire le tracce delle sorelle che sono vissute con lei, dell’amica e collaboratrice Agnese di Boemia. Le voci delle compagne di Chiara emergono dalle testimonianze al Processo di canonizzazione della loro madre, mettendo in luce un cammino vissuto insieme nella comunione dei cuori, in un clima permeato dalla presenza del Signore, tale da rendere palpabile il suo stare in mezzo a noi nella trama del quotidiano. Queste donne non parlano di sé, se non incidentalmente, per dare più forza alla loro testimonianza come coprotagoniste dei fatti narrati. Tuttavia dal loro modo di raccontare emergono personalità forti e ben delineate, sorelle che si amano nell’obbedienza e nel servizio reciproco senza venir meno alle loro caratteristiche specifiche. Manifestando amore e venerazione per la loro madre non si mostrano dipendenti, ma libere nel donarsi, nella consegna della propria volontà. Il clima che si respira in tali racconti è quello di una povertà spoglia, ridotta all’essenziale, di un silenzio che non perde il calore dell’affetto, di uno stare insieme animato dalla carità di Cristo.
Nello stesso solco di Chiara
Di Agnese di Boemia parlano molti documenti storici contemporanei. Le quattro lettere che la madre di San Damiano ha inviato alla sorella di Praga esprimono chiaramente la comunione tra loro. Lo stile di San Damiano si ritrova a Praga, pur con le debite differenze dovute alla costruzione di un monastero nella linea cistercense da parte della famiglia reale - alla quale Agnese appartiene - e all’appoggio economico della medesima alla comunità delle clarisse. Dalla Vita di Agnese, scritta agli inizi del Trecento, si deduce una forte somiglianza fra le due donne, difficile da dimostrare. L’anonimo frate boemo che la stende ha infatti davanti a sé la Vita di santa Chiara Vergine, dalla quale attinge abbondantemente.
Gli studi storici sul movimento religioso delle donne nel Duecento, che si sono intensificati specialmente a partire dagli anni novanta del secolo scorso, hanno evidenziato il progressivo sviluppo di un ordine nato nell’Italia centro settentrionale sulla scia della predicazione dei frati minori, da gruppi di donne desiderose di vivere insieme nella povertà, delle quali a partire dal 1218 circa si è occupato il cardinale Ugolino di Segni, legato di Toscana. Egli ha ottenuto per loro l’esenzione dal pagamento di dazi, pedaggi, ecc., che all’epoca erano richiesti ad ogni ingresso in una città, spesso dovuti ai vescovi; ha scritto per loro una forma vivendi prendendo come punto di riferimento la regola di san Benedetto. Verso il 1225 anche San Damiano entra nel numero di questi monasteri, pur conservando uno stretto legame con i frati minori e caratteristiche sue proprie. Poiché tali monasteri abbandonano progressivamente la povertà in comune, nel 1228 dallo stesso Ugolino, diventato papa Gregorio IX, Chiara ottiene il Privilegio di Povertà, per cui San Damiano non può essere costretto a possedere beni o rendite fisse.
Il monastero di Praga, fondato verso il 1234, inizia nell’alveo dell’ordine di San Damiano, con proprietà e rendite. Avendo poi scoperto, anche grazie ai frati minori, la scelta di povertà altissima vissuta dalle sorelle in San Damiano, Agnese si muove nella stessa linea compiendo passi successivi presso la sede apostolica per vivere come Chiara e le sue compagne, ottenendo qualche successo e molti no, in un cammino che sfocerà nell’approvazione della forma di vita di Chiara (1253) per il solo San Damiano. Agnese di Boemia, al corrente di tale conferma tenuta nascosta nei documenti ufficiali, da papa Alessandro IV otterrà per il suo monastero la stessa regola.
Diversamente ispirate
La storia dei monasteri dell’Ordine di San Damiano si muove in una direzione diversa e, dopo alterne vicende, nel 1263 si unificherà attraverso la bolla Beata Clara, che contiene la regola di Urbano IV, sviluppo e mitigazione di quella di Ugolino. I monasteri saranno costretti ad accettare questa regola che vede Chiara come protettrice, ma non conosce il suo spirito, pur avendo attinto dalla sua forma di vita con modifiche che ne hanno mutato le caratteristiche specifiche.
Da questo filone emergono figure di clarisse in parte contemporanee di Chiara, come Elena Enselmini, vissuta a Padova, dove è tra le fondatrici del locale monastero, la cui ispirazione si fa risalire a Francesco, mentre sorge accanto al luogo dei frati, dove muore Antonio di Padova. Ci troviamo di fronte a una comunità che si muove nella linea francescana, ma non sa nulla di Chiara. Lo stesso si può dire di Filippa Mareri castellana del Cicolano, vicino ai luoghi della valle reatina che hanno visto la presenza di Francesco. La sua avventura è singolare e ha qualche parallelo con la vicenda di Chiara, pur trovandosi in un ambiente feudale, diverso dal libero comune da cui proviene la figlia di Favarone. Filippa ha probabilmente conosciuto Francesco, è stata aiutata spiritualmente da frate Ruggero ed è senz’altro nota ai frati minori, come si deduce da vari racconti che riguardano lei e altre clarisse. È una figura particolare di fondatrice, che alla contemplazione unisce una singolare maternità verso i poveri. L’amore per la povertà si concretizza attraverso modalità diverse da quelle di San Damiano. Inoltre ella resta una castellana, che ama veramente le sue sorelle, ma non conosce quel “fare insieme” tipico delle sorelle povere. Il biografo, che con tutta probabilità scrive vivente Chiara, parla di lei chiamandola vergine Chiara, ma nel far emergere i tratti singolari di Filippa, donna interamente donata al suo Signore, non si riferisce allo stile di San Damiano.
Le storie delle altre donne emerse dall’ombra si situano dopo la morte di Chiara e non sanno nulla di lei, pur muovendosi nella linea francescana con la vicinanza dei frati minori, che a loro volta dimostrano di non conoscere la santa di Assisi. Leggendo le vicende di Isabella, Margherita, Kinga, ecc., si comprende come sui passi di Francesco, con la volontà di vivere il santo vangelo, si possano percorrere strade diverse, pur guidati dall’unico amore per Cristo povero e crocifisso.
(di Chiara Giovanna Cremaschi clarissa nel monastero di Santa Chiara a Milano, storica