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È ripreso oggi, in Turchia, il processo per l’omicidio di mons. Luigi Padovese, avvenuto il 3 giugno del 2010 a Iskenderun. Sul banco degli imputati l’autista del vescovo, Murat Altun. Nel corso dell’udienza sono state ascoltate alcune persone, tra cui John Farhad, uno dei collaboratori più stretti di mons. Padovese. “Siamo stati ascoltati io, una signora che lavorava per la Chiesa, due operai che erano accorsi subito dopo l’omicidio e i parenti dell’imputato - riferisce al Sir lo stesso Farhad -. Nel corso dell’udienza, durata dalle 10 fino alle 13.45, l’avvocato difensore di Murat ha cercato di indicare come movente dell’omicidio la pista passionale adducendo una presunta omosessualità dell’arcivescovo. Tesi non accettata dal giudice dal momento che l’autopsia sul corpo di mons. Padovese non ha confermato tale indicazione.
Nonostante ciò il giudice mi ha chiesto cosa pensassi di questa tesi. La mia risposta è stata che per un anno sono stato a stretto contatto con mons. Padovese senza aver avuto mai un minimo motivo per pensare una cosa simile. Mons. Luigi - continua Farhad - era una persona molto aperta, cordiale, conosceva molte persone e non ho mai sentito dire una cosa del genere”.
“A questo punto - prosegue il resoconto del collaboratore di mons. Padovese - l’avvocato di Altun ha chiesto alla Corte di far svolgere delle analisi sui medicinali che prendeva il suo assistito, sofferente di esaurimento nervoso, e che, a suo parere, potrebbero aver scatenato in lui effetti negativi, reiterando la richiesta di tenere in considerazione l’esito di una perizia psichiatrica, condotta su Altun all’ospedale di Adana, subito dopo l’omicidio, che lo giudicava malato di mente. L’udienza è stata sciolta e il processo aggiornato al 18 aprile, giorno in cui verranno ascoltate altre persone, tra cui anche il nostro avvocato”. Per quest’ultimo, secondo quanto riferito da Farhad, “la difesa di Altun tenterà di dimostrare che l’omicidio di mons. Padovese non è stato premeditato così da alleggerire la pena del suo assistito”. All’udienza di oggi, la terza della serie, per il Vicariato erano presenti con Farhad, altre persone tra cui il parroco, l’avvocato di parte e alcuni parrocchiani. La prima udienza, risale al 5 ottobre, e si concluse dopo 15 minuti con il rinvio al 30 novembre. In questa seconda udienza, che durò solo 4 minuti, l’avvocato difensore aveva chiesto il trasferimento del suo assistito presso l’ospedale ad Adana per motivi di salute, richiesta respinta dal giudice.