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Lo ha detto padre Cantalamessa nella predica di Quaresima per il Papa. “Un’assenza che nuoce al dialogo tra sapere scientifico e filosofico”
La mancanza di facoltà di teologia nelle università statali italiane è un fatto negativo che in qualche modo nuoce al dialogo tra saper umano e teologia. Lo ha affermato il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, nella prima predica di quaresima per il Papa e la curia, questa mattina in Vaticano. Stralci della predica, incentrata sulla importanza di un ritorno ai padri della Chiesa, sono pubblicati dal Sir, l'agenzia dei settimanali cattolici promossa dalla Cei.
"La scienza - ha osservato padre Cantalamessa - esige dallo studioso che 'domini' la sua materia e che sia 'neutrale' di fronte all'oggetto della propria scienza; ma - si è chiesto - come 'dominare' uno che poco prima hai adorato come il tuo Dio? Come rimanere neutrale di fronte all'oggetto, quando questo oggetto è Cristo?". Il predicatore ha quindi proseguito rilevando che "la situazione italiana ci fa vedere gli effetti negativi prodotti dall'assenza di facoltà di teologia nelle università statali. Il dialogo tra teologia e sapere umano, scientifico e filosofico, è svolto 'a distanza', e non è la stessa cosa".
Come suggerimento ai "teologi accademici", padre Cantalamessa ha affermato in conclusione che "devono essere abbastanza umili da riconoscere il loro limite" e devono dedicarsi maggiormente al ministero della predicazione che "é l'insegnamento dottrinale nella sua forma più alta". Il rapporto tra teologia e cultura, ha detto padre Cantalamessa, "ci interpella oggi in maniera particolare, dopo che la teologia si è definita come una 'scienza' ed è professata in ambienti accademici, molto più sganciati dalla vita della comunità credente di quanto lo fosse, al tempo di Atanasio, la scuola teologica, detta Didaskaleion".
www.vaticaninsider.lastampa.it - redazione - 09/03/2012