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Il 17 gennaio del 1944, intorno alle 13, le stazioni ferroviarie di porta Fiorentina e quella della vicina “Roma Nord”, insieme alla vicina stazione degli autobus della società “Garbini”, erano completamente affollate di viaggiatori. Nella zona compresa tra piazza della Rocca e piazzale Gramsci, all’interno dei negozi e nelle trattorie, c’erano molti clienti. Nessuno aveva motivo di pensare che nel giro di pochi minuti sarebbe successo un finimondo.
Intorno alle 13,15, infatti, una formazione composta da una trentina di aerei quadrimotori “Liberator” americani alleati sganciava a “tappeto” un carico devastante di oltre 90 tonnellate di bombe.
Alcuni minuti d’inferno, un’intera parte della città rasa al suolo, una densa colonna di polvere e fumo, la luce del giorno oscurata, riflessi di fiamme, distruzioni e rovine, lamenti strazianti di persone rimaste sepolte sotto le macerie del bombardamento. Il silenzio dei numerosi morti.
I soccorsi non furono tempestivi e neanche troppo adeguati. Molte persone rimasero senza vita sotto gli edifici crollati mentre altre urlavano chiedendo un disperato aiuto.
In tanti accorsero per salvare le persone rimaste sepolte sotto le macerie delle abitazioni, delle stazioni e dei negozi. Tra i tanti soccorritori anche due benemeriti sacerdoti: il padre Gerardo Salvatore dei frati cappuccini e il sacerdote don Otello Ferrazzani, parroco della vicina chiesa di S. Maria dell’Ellera.
Ce lo ricorda una lettera scritta alcuni giorni dopo da Ubaldo Rottoli, capo della provincia di Viterbo, e indirizzata ad Adelchi Albanesi vescovo di Viterbo. Questo il testo: “Ho constatato di persona – scrive Rottoli – il lodevole comportamento del Padre Gerardo Salvatore dei Cappuccini e del Rev.do Sac. Otello Ferrazzani, parroco della Chiesa di S. Maria dell’Ellera, i quali, in occasione dell’incursione nemica del 17 gennaio scorso, si prodigarono per il salvataggio dei feriti ed il recupero dei sepolti e delle salme, in un modo che non avrebbe potuto essere ispirato a più elevati sentimenti di fratellanza e di carità.
Desidero esprimere, a Vostro mezzo, ai due suddetti religiosi, ed in particolare a Padre Gerardo Salvatore, il quale ha dato la sua opera fino al limite delle possibilità fisiche, rincuorando col suo silenzioso esempio quanti dinanzi alla sciagura avrebbero potuto sentirsi fiaccare, il mio più vivo elogio e la più schietta ammirazione”. Documento conservato presso l’Archivio di Stato di Viterbo – Ufficio di Gabinetto della Prefettura.
Silvio Cappelli
(fonte: http://www.tusciaweb.eu/2023/01/le-vite-salvate-padre-gerardo-salvatore-dei-frati-cappuccini-don-otello-ferrazzani/ )