Novità - Eventi di rilievo |
di Riccardo Maccioni - La Abrahamic family house appena inaugurata comprende una chiesa, una moschea e una sinagoga unite dalle stesse fondamenta. Martinelli: un invito a conoscersi e stimarsi nel rispetto delle differenze
Come sanno architetti ed esteti, tante volte forma significa sostanza, che qui è simbolo di convivenza pacifica, seme di dialogo, radice di fraternità.
E il qui sta per Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti dove lo scorso 19 febbraio è stata completata l’inaugurazione della “Casa della famiglia abramitica” che comprende una chiesa, una sinagoga e una moschea, tutte di uguale misura, unite tra loro da fondamenta uniche intorno a una giardino. Questa casa – ha detto il Papa in un collegamento video – «è un messaggio che attesta come la fede in Dio deve alimentare sentimenti di bontà, di dialogo, di rispetto e di pace, mai quelli delle violenza, dello scontro, dell’avversità o della guerra».
A rappresentarlo, il Pontefice ha inviato il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot il cui intervento si è soffermato sul valore della fratellanza che «non può, per definizione, essere esclusiva, confinata al mio gruppo o comunità, ma deve includere tutti». Essa, quindi può rappresentare – ha aggiunto il prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso – «la dinamica attraverso la quale ci si eleva al di sopra delle differenze e si costruiscono ponti di convivenza».
Evidente il riferimento al Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza umana, firmato da papa Francesco e dal grande imam di al-Azhhar Ahmad Al-Tayeb, il 4 febbraio 2019 proprio ad Abu Dhabi. La casa ne rappresenta un frutto simbolico e significativo, anche per il modo con cui si è svolta l’inaugurazione, a sottolineare come la ricerca di una lingua comune non voglia dire negazione delle diversità. Così la moschea è stata inaugurata il 17 febbraio, la sinagoga il 19 mattina e la chiesa nel pomeriggio. «La Abrahamic family house rappresenta per questo territorio un passo di grande importanza per la ricezione del Documento di Abu Dhabi – spiega monsignor Paolo Martinelli vicario apostolico dell’Arabia meridionale, che comprende gli Emirati Arabi Uniti, l’Oman e lo Yemen –. Si deve dare atto alle autorità di questo paese di aver promosso e sostenuto questa iniziativa come esempio di relazione positiva tra le religioni. E ha un forte impatto simbolico. Colpisce vedere i segni, ben visibili a tutti anche a distanza, della mezza luna, della menorah e della croce in riferimento ai tre luoghi di culto. In questo modo si vuole esprimere concretamente la possibilità di una convivenza pacifica tra le religioni sul territorio»
“Questa casa è un messaggio che attesta come la fede in Dio debba alimentare sentimenti di bontà, di dialogo, di rispetto e di pace, mai quelli della violenza, dello scontro dell’avversità o della guerra” - Papa Francesco
Significativamente i tre luoghi religiosi sono uniti tra loro da fondamenta uniche. Il riferimento, come già detto è al Documento di 4 anni fa.
Certamente il Documento di Abu Dhabi costituisce l’anima profonda di questa casa. Si riconosce la radice abramitica delle tre religioni, tuttavia se ne evidenziano anche le chiare differenze. Questa casa ricorda a tutti che l’uomo è per sua natura un essere religioso e che è fatto per essere in rapporto con Dio e vivere relazioni fraterne con tutti, in armonia con la creazione. Penso che la casa offra innanzitutto quotidianamente la possibilità di incontrare persone che appartengono a religioni diverse; si possono visitare i luoghi di culto; si può partecipare alla preghiera e alle celebrazioni. Sicuramente vi saranno anche iniziative culturali per approfondire il dialogo interreligioso e soprattutto per promuovere il bene della pace e della fraternità universale.
Non c’è il rischio di un approccio sincretistico?
Mi sembra che tutta l’impostazione della casa esprima il senso positivo delle religioni nel rispetto profondo delle loro differenze. L’invito infatti non è a superare le differenze, ma a conoscersi vicendevolmente, a stimarsi reciprocamente, superando pregiudizi, facendo in modo che le proprie tradizioni spirituali diano un contributo decisivo per la costruzione di un mondo più fraterno e solidale. In questa prospettiva l’idea della coesistenza pacifica richiede la valorizzazione e il rispetto delle differenze e non il loro superamento sincretistico.
Nei giorni in cui infuria, per citare il Papa, la guerra mondiale a pezzi, da Abu Dhabi arriva una forte richiesta di pace e convivenza armoniosa.
Una delle espressioni più forti contenute nel documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana è la denuncia dell’uso distorto della religione per diffondere violenza e odio. L’esperienza religiosa nella sua origine è promotrice di relazioni buone e fraterne, poichè riconosce l’invito di Dio ad essere tutti fratelli e sorelle. L’inaugurazione di questa casa è un grido di pace che si eleva verso Dio e verso l’umanità intera, oggi gravemente segnata da guerre e odio.
Per la nostra comunità cristiana la nascita di questo centro è sentita in profonda relazione con la visita di papa Francesco nel febbraio del 2019 e con la firma del documento sulla fratellanza umana. Fu un evento straordinario sia per quella firma sia per l’incontro del Papa con i numerosissimi fedeli di questa Chiesa, che come si sa, è composta totalmente da migranti, provenienti da tante nazioni diverse. La Casa di Abramo, la cui chiesa all’interno è dedicata a San Francesco d’Assisi, ci ricorda l’impegno costante di papa Francesco per la pace, per il dialogo interreligioso e la fraternità tra i popoli.