Segnalazioni e Riconoscimenti
Segnalazioni e riconoscimenti
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È la proposta di Stefano Zamagni, presidente dell'Agenzia per il Terzo Settore, intervenuto a Bergamo al convegno "Prospettive e valore dell'economia sociale" promosso da Ubi Banca. Per uscire dalla crisi la ricetta è una sola: “La finanza deve investire sul terzo settore, sul sociale, sulle imprese che non hanno solamente il profitto come obiettivo ultimo". Lo sostiene Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore, che è intervenuto martedì 13 dicembre al convegno “Prospettive e valore dell’economia sociale” promosso da Ubi Banca. |
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Una serata di riflessione e spettacolo presso il Teatro Rosetum di Milano in collaborazione con l’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo
Definito da Giovanni Paolo II nel corso dell’Omelia che tenne il 6 ottobre 1984 nello Stadio San Vito di Cosenza come «il gigante del Cattolicesimo calabrese, modello da seguire quale fermento e forza morale per il rinnovamento e la rinascita religiosa, morale e civile di tutta la regione», Don Carlo De Cardona (Morano Calabro 1895-1958) è oggetto privilegiato di un recente volume di Mons. Vincenzo Bertolone, attuale Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, che lo pubblicò in occasione della 46ª Settimana Sociale, svoltasi a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010, con il titolo Carlo De Cardona: prete, soltanto prete. Terra margia: Storia di un’utopia (Diocesi di Cassano all’Jonio, 2010, pp. 120). Si tratta di un’opera che, come scrive nella presentazione Mons. Salvatore Nunnari, Arcivescovo Metropolita di Cosenza, mette in chiara e coinvolgente evidenza che «Don Carlo, come è stato da più voci ricordato, è il sacerdote pioniere all’elevazione morale, sociale e religiosa di contadini e artigiani calabresi, iniziata sotto la guida del mio grande predecessore mons. Camillo Sorgente, e proseguita nella prima metà del ’900 attraverso la fondazione delle Leghe del Lavoro, delle Casse Rurali, sulle quali in particolare si abbatté la bufera del regime fascista perché ritenuto “un potere”. Egli, umiliato e povero, come si addice a un “miles Christi” conobbe l’esilio lasciando Cosenza per Todi “come un miserabile”, accompagnato alla stazione solo da un fedele artigiano».