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Pubblichiamo il messaggio preparato dalla Commissione episcopale della Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, in preparazione alla 63ª Giornata nazionale del Ringraziamento in programma il prossimo 10 novembre.
Giovani protagonisti dell’agricoltura
Carissimi giovani, ci rivolgiamo direttamente a voi quest’anno, in occasione della Giornata nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra, come Vescovi incaricati della pastorale sociale e del lavoro.
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di Salvatore Mazza
Francesco da Francesco. Per ricordarcelo. Per spiegarcelo. Per indicarcelo nell’essenzialità del suo messaggio. Per dirci il vero Francesco. Quello che ci testimonia che «essere cristiani è un rapporto vitale con la persona di Gesù, è rivestirsi di lui, è assimilazione a lui», e che dunque non possiamo diventare «cristiani di pasticceria, come belle torte, come belle cose dolci...», magari anche belli a vedersi, ma sterili, «non cristiani davvero», e che per questo «dobbiamo spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa... il pericolo della mondanità», perché «il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo».
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di Francesco Carta
A piazza del Campidoglio si conclude l'incontro internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di sant'Egidio. Mentre vescovi cattolici ed evangelici pregano a fianco di sik e buddisti anche un incontro sul marciapiede fa sperimentare la ricchezza della fraternità oltre le fedi
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Ieri a Pompei, la tradizionale Supplica alla Madonna del Rosario. La preghiera, rivolta alla Vergine - l’8 maggio e la prima domenica d’ottobre – è stata composta nel 1883 dal Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario, dopo la pubblicazione dell’Enciclica “Supremi apostolatus officio” di Leone XIII, che di fronte ai mali della società, additava come rimedio la recita del Rosario.
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di mons. Calogero Peri
La rivoluzione di Francesco
Nel giorno in cui contiamo i morti del naufragio di Lampedusa, la Chiesa fissa i suoi occhi ad Assisi, sulla tomba del poverello.
Non è semplice illustrare brevemente i tratti salienti della vita di san Francesco d’Assisi, non solo perché siamo distanti nel tempo, ma anche perché è difficile cogliere dentro un contenitore la figura, l’esperienza spirituale, umana ed ecclesiale di san Francesco. È difficile, insomma, avere degli elementi che ci permettono di cogliere questa effervescenza evangelica nuova che, senza dubbio, ha messo sottosopra gli schemi culturali, ecclesiali, antropologici, sociali, del suo tempo. Non a caso c’è una questione francescana.
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di Paolo Lòriga
Fedele al testo, Bergoglio ha precisato cosa è la pace per san Francesco: «Non è un sentimento sdolcinato. La trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato» Paolo Lòriga, inviato
Nessuna improvvisazione nell’omelia della solenne messa celebrata nella piazza antistante l’ingresso del Sacro Convento e della Basilica inferiore da parte di papa Francesco. Si è attenuto al testo ufficiale, diversamente da quanto fatto in mattinata negli incontri con i giovani disabili e con i poveri. Ma non per questo le sue parole hanno perduto di efficacia e di carica pastorale e civile.
«Da questa Città della Pace – ha detto – ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione». Bergoglio ha chiesto un sussulto di umanità: «Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, nel mondo».
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di Paolo Lòriga
Il papa sceglie di visitare e di pranzare con i poveri e non con le personalità illustri, producendo qualche irrituale irritazione. Atteso un messaggio per la Chiesa universale. «Dopo otto secoli ritorna». Dialogo con padre Egidio Canil, superiore del Franciscanum, dal nostro inviato
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di Michele Zanzucchi
La visita del papa nella culla del francescanesimo avviene nell’emozione della tragedia di Lampedusa. Un insegnamento.
Schizofrenico mondo mediatico: appena archiviato il teatro politico del 2 ottobre, quasi “surreale”, il 3 ottobre ci siamo ritrovati in casa le sconvolgenti immagini della tragedia “reale” di Lampedusa, i cui contorni non sono ancora definitivi, in ogni caso drammatici. E oggi, 4 ottobre, ecco la visita del papa ad Assisi, Francesco che incontra Francesco.
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Ad Assisi si completano i preparativi per accogliere papa Francesco. Tutta Italia ha gli occhi puntati alla città di san Francesco per questo evento che ha più di qualche aspetto per essere atteso. A poco più di sei mesi dall’elezione al soglio pontificio il papa si reca sulla tomba del santo patrono d’Italia, in un momento difficile per il nostro Paese.
È anche la prima visita del papa gesuita ad Assisi, nella terra che fu culla dell’esperienza spirituale che ha cambiato il volto della Chiesa e alla quale Bergoglio si è richiamato, scegliendo il nome Francesco, in questo passaggio della storia della Chiesa.
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